Odiata o amata questa poesia, che Napoleone era morto solo 3 giorni prima e il Manzoni, colpito da questa notizia scrisse questa ode postuma.
Il padre della lingua italiana moderna, volle così onorare un suo coetaneo che, in punto di morte prese i sacramenti cristiani, per questo la ode è più incentrata sulla spiritualità, che non sulle grandi imprese di Napoleone come generale o come Imperatore.
Di seguito, una bella interpretazione (Giancarlo Gori), il testo e la parafrasi; qui altri articoli utili per la scuola.
Testo Il cinque Maggio (Manzoni):
- Ei fu. Siccome immobile,
- dato il mortal sospiro,
- stette la spoglia immemore
- orba di tanto spiro,
- così percossa, attonita
- la terra al nunzio sta,
- muta pensando all’ultima
- ora dell’uom fatale;
- né sa quando una simile
- orma di pie’ mortale
- la sua cruenta polvere
- a calpestar verrà.
- Lui folgorante in solio
- vide il mio genio e tacque;
- quando, con vece assidua,
- cadde, risorse e giacque,
- di mille voci al sonito
- mista la sua non ha:
- vergin di servo encomio
- e di codardo oltraggio,
- sorge or commosso al subito
- sparir di tanto raggio;
- e scioglie all’urna un cantico
- che forse non morrà.
- Dall’Alpi alle Piramidi,
- dal Manzanarre al Reno,
- di quel securo il fulmine
- tenea dietro al baleno;
- scoppiò da Scilla al Tanai,
- dall’uno all’altro mar.
- Fu vera gloria? Ai posteri
- l’ardua sentenza: nui
- chiniam la fronte al Massimo
- Fattor, che volle in lui
- del creator suo spirito
- più vasta orma stampar.
- La procellosa e trepida
- gioia d’un gran disegno,
- l’ansia d’un cor che indocile
- serve, pensando al regno;
- e il giunge, e tiene un premio
- ch’era follia sperar;
- tutto ei provò: la gloria
- maggior dopo il periglio,
- la fuga e la vittoria,
- la reggia e il tristo esiglio;
- due volte nella polvere,
- due volte sull’altar.
- Ei si nomò: due secoli,
- l’un contro l’altro armato,
- sommessi a lui si volsero,
- come aspettando il fato;
- ei fe’ silenzio, ed arbitro
- s’assise in mezzo a lor.
- E sparve, e i dì nell’ozio
- chiuse in sì breve sponda,
- segno d’immensa invidia
- e di pietà profonda,
- d’inestinguibil odio
- e d’indomato amor.
- Come sul capo al naufrago
- l’onda s’avvolve e pesa,
- l’onda su cui del misero,
- alta pur dianzi e tesa,
- scorrea la vista a scernere
- prode remote invan;
- tal su quell’alma il cumulo
- delle memorie scese.
- Oh quante volte ai posteri
- narrar se stesso imprese,
- e sull’eterne pagine
- cadde la stanca man!
- Oh quante volte, al tacito
- morir d’un giorno inerte,
- chinati i rai fulminei,
- le braccia al sen conserte,
- stette, e dei dì che furono
- l’assalse il sovvenir!
- E ripensò le mobili
- tende, e i percossi valli,
- e il lampo de’ manipoli,
- e l’onda dei cavalli,
- e il concitato imperio
- e il celere ubbidir.
- Ahi! forse a tanto strazio
- cadde lo spirto anelo,
- e disperò; ma valida
- venne una man dal cielo,
- e in più spirabil aere
- pietosa il trasportò;
- e l’avvïò, pei floridi
- sentier della speranza,
- ai campi eterni, al premio
- che i desideri avanza,
- dov’è silenzio e tenebre
- la gloria che passò.
- Bella Immortal! Benefica
- Fede ai trïonfi avvezza!
- Scrivi ancor questo, allegrati;
- che più superba altezza
- al disonor del Golgota
- giammai non si chinò.
- Tu dalle stanche ceneri
- sperdi ogni ria parola:
- il Dio che atterra e suscita,
- che affanna e che consola,
- sulla deserta coltrice
- accanto a lui posò.
Parafrasi Il cinque maggio (Manzoni):
- Napoleone è morto. Come il suo corpo rimase immobile dopo aver esalato l’ultimo respiro, così immobile rimase il mondo, colpito, stordito dall’annunzio,
- ammutolito, pensando all’ultima ora dell’uomo del destino; nè sa quando il passo di un uomo altrettanto grande tornerà a percorrere le stesse orme macchiate di sangue.
- Il mio ingegno poetico lo vide solitario vincitore ed in auge, e tacque e così continuò anche quando, con alterne fortune cadde, si risollevò e fu definitivamente sconfitto, non unendo la sua voce a quella di tanti altri poeti:
- si innalza ora commossa, non contaminata di elogi servili e di vili insulti, all’improvvisa morte di una figura simile; e dedica alla tomba un canto che forse resterà eterno.
- Dall’Italia all’Egitto, dalla Spagna alla Germania le azioni fulminee di quell’uomo senza esitazioni seguivano immediatamente il suo improvviso apparire; agì impetuoso dall’estrema punta dell’Italia fino al Don, dal Mediterraneo all’Atlantico.
- Fu vera gloria? Lasciamo ai posteri la difficile sentenza: noi ci inchiniamo umilmente al Sommo Creatore che volle imprimere su di lui un sigillo più forte della sua potenza creatrice.
- Egli sperimentò tutto: la tempestosa e trepida gloria di un grandissimo disegno, l’insofferenza di un animo ribelle che deve obbedire ma pensa al potere e poi lo raggiunge e ottiene un premio che sarebbe stato una follia sperare;
- provò la gloria tanto più grande dopo il pericolo, la fuga e la vittoria, il potere e l’esilio umiliante; due volte sconfitto, due volte vincitore.
- Egli si diede il nome: due epoche storiche tra loro opposte guardarono a lui rispettosamente come aspettando il destino; egli fece silenzio e si sedette tra loro come arbitro.
- Nonostante tanta grandezza, improvvisamente scomparve e finì la sua vita in ozio, prigioniero in una piccola isola, bersaglio di immensa invidia e di rispetto profondo, di grande odio e di grande amore.
- Come sulla testa del naufrago incombe e grava l’onda su cui poco prima lo sguardo del misero scorreva alto e proteso invano ad avvistare lontani approdi,
- così sull’anima di Napoleone scese il peso dei ricordi. Oh, quante volte ha iniziato a scrivere le sue memorie! E quante volte su quelle pagine cadde la sua stanca mano!
- Quante volte al tramonto stette con gli occhi bassi e le braccia conserte e lo assalì la malinconia e il ricordo del passato!
- E ripensò agli accampamenti militari continuamente spostati, alle trincee, lo scintillare delle armi e l’avanzare della cavalleria, e agli ordini concitati e alla loro rapida esecuzione.
- Ah, forse a tanto dolore cadde il suo spirito e si disperò, ma valido venne l’aiuto di Dio, che lo trasportò pietoso in una realtà più serena;
- e lo guidò per i floridi sentieri delle speranze verso i campi eterni, lo guidò verso la beatitudine eterna, che supera qualunque desiderio umano, lo guidò verso quel luogo dove la gloria terrena non vale nulla.
- Bella, immortale, benefica fede, abituata alle vittorie! Annovera anche questo tuo trionfo, rallegrati; perché nessuna personalità più grande si è mai chinata davanti alla croce di Cristo.
- Tu, o fede, allontana dalle stanche spoglie di quest’uomo ogni parola malvagia: il Dio che può tutto, che ci dà i dolori e ci consola si è posato accanto a lui, per consolarlo nel momento della sua morte.
- fONTE DELLA PARAFRASI: http://manzoni.letteraturaoperaomnia.org/parafrasi/manzoni_parafrasi_il_cinque_maggio.html
Il cinque Maggio (Alessandro Manzoni) testo, parafrasi e recitazioneultima modifica: 2013-05-05T11:17:00+02:00da
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